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Una lettura dell'opera di Carlo Scarpa attraverso i diversi "occhi" di fotografi che si sono misurati con la rappresentazione dei suoi capolavori, a partire dalla fine degli anni Venti sino a oggi. Scarpa è l'ultimo esponente della generazione di architetti disegnatori, per i quali la comunicazione della propria opera era deputata alla matita e ai colori. Ed è nota la sua diffidenza nei confronti della fotografia come strumento per leggere la sua opera e la sua concezione dello spazio. Il controllo della luce, così come quello dei colori e del contrasto tra materiali, hanno stimolato la sensibilità dei fotografi, che si sono cimentati numerosi con la sfida di una architettura considerata dal suo autore non fotografabile.